Il ruolo dell’architettura contemporanea

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Nel problematico passaggio storico tra il novecento e il ventunesimo secolo, segnato da crisi cicliche in tutti i settori, primo fra tutti quello economico, eventi storici traumatizzanti, si pensi alle ripercussioni del dopo 11 settembre 2001, e piccole rivoluzioni tecnologiche, il ruolo dell’architettura è venuto a confrontarsi con un’ineluttabile esigenza di rottura rispetto a tutta la tradizione precedente.

Quasi come se il passaggio tra un secolo e l’altro segnasse anche un varco tra la concezione dell’architettura tradizionale e quella contemporanea, un varco rivoluzionario. In tutta la storia dell’uomo, almeno quella occidentale, l’architettura ha avuto una tradizione figurativa, rivolgendosi spesso a dei concetti estetici-funzionali spesso altamente sbilanciati verso la prima componente.

Il passaggio da abitazione ad abitare

il passaggio da abitazione ad abitare della architettura contemporanea

Il novecento è stato il secolo del diritto alla casa, il secolo nel quale, cioè, si è cercato – attraverso mutamenti politi, economici e sociali – di garantire a un numero sempre maggiore di persone un’abitazione dignitosa e possibilmente di proprietà.

Questa esigenza ha da un lato portato numerosi vantaggi sociali e un aumento della qualità della vita percepita difficilmente riscontrabili in altre epoche della storia dell’uomo.

Dal punto di vista architettonico, però, questa rivoluzione ha significato enormi sacrifici, soprattutto di natura spaziale.

Infatti, per garantire un’abitazione a tutti, si è dovuto realizzare delle opere che hanno condannato – soprattutto le periferie delle grandi e piccole città – a un’alta, se non altissima, densità demografica che ha comportato un solo apparente miglioramento della qualità della vita, per questo motivo prima si è parlato di qualità della vita percepita, perché se da un lato il contadino inserito nella periferia della grande città ha avuto a sua disposizione un’abitazione molto moderna rispetto a quella che aveva lasciato in campagna, dall’altro ha dovuto barattare questi nuovi comfort con una peggiore qualità dell’aria e dell’acqua, con un ambiente straniante nel quale non veniva più chiamato per nome ma considerato solo un numero buono per le statistiche.

Il nuovo secolo, focalizzando la sua attenzione proprio su queste questioni di ordine etico, ha ribaltato completamente il ruolo dell’architettura mettendo al suo centro non più l’abitazione come oggetto, ma l’abitare come concetto.

 

Che cosa significa “abitare”?

Il concetto di abitare per prima cosa si rifà alla natura dell’essere umano.

L’uomo è un animale che ha delle esigenze speciali rispetto alle altre creature del suo stesso regno, infatti all’uomo non basta sopravvivere ed assicurare la continuità della specie.

Non solo, di fatto l’uomo è l’unico essere vivente a non avere di per se stesso un proprio habitat naturale, questo ha fatto sì che l’umanità facesse del mondo intero il suo ambiente naturale.

È questa esigenza di costruirsi degli ambienti atti ad ospitarlo che ha permesso di definire il concetto di abitare come spazio del vissuto.

Dall’abitare all’abitazione e viceversa

Questo spazio metaforico dove vivere, questo abitare, deve, per forza di cose, trovare uno spazio geometrico entro il quale muoversi, è questo il ruolo dell’archietettura ma anche il mutamento profondo del suo punto di vista.

Infatti se l’architettura del novecento ha preconfezionato delle abitazioni che sono state abitate, l’architettura contemporanea sta cercando – pur frastornata da una tradizione pesante e da mille problematiche e contraddizioni – a creare delle abitazioni sulla base delle effettive esigenze dell’abitare.

Questo ribaltamento di prospettiva, che potrà pure sembrare banale, ha in realtà costituito una rivoluzione silenziosa che permette oggi di disegnare e progettare lo spazio fisico entro il quale l’uomo deve vivere sulla base delle sue esigenze peculiari: l’alternarsi tra sonno e veglia, il bisogno di soddisfare la fame, il bisogno di igiene, ma anche il custodire gli affetti e i rapporti sociali.

Sulla scorta di tutti questi aspetti, che poi di fatto costituiscono l’umanità in quanto tale, si passa ad immaginare i luoghi, non il contrario.

L’uomo in sostanza non è più obbligato necessariamente a modificare le proprie esigenze per renderle meglio aderenti all’abitazione che gli è stata assegnata.

Il ruolo della tecnologia

architettura e tecnologia

Un altro aspetto da considerare per capire meglio il ruolo dell’architettura contemporanea è il suo rapporto con la tecnologia.

In questi ultimi anni, tralasciando l’ovvio discorso sulla domotica, i due ambienti che sono stati oggetto delle maggiori innovazioni tecnologiche sono stati la cucina e il bagno.

Questi due ambienti fondamentali hanno visto ridurre progressivamente le loro dimensioni e popolarsi di oggetti e apparati tecnologici.

Questo ancor più dimostra come i bisogni dell’uomo (fame e igiene) siano oggetto di uno studio particolare da parte degli architetti e l’uso della tecnologia è il sintomo di un bisogno di rendere l’esperienza abitativa sempre più funzionale.

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